La consapevolezza costante – Una storia sull’importanza dell’essere consapevoli
Nessuno studioso di Zen oserebbe insegnare ad altri se non dopo aver vissuto con il proprio maestro per almeno dieci anni. Tenno essendo trascorsi i suoi dieci anni di tirocinio divenne insegnante. Un giorno andò a far visita al maestro Nan – In. Era un giorno di pioggia e Tenno portava degli zoccoli di legno e un ombrello. Quando Tenno entro Nan – In gli disse: “Hai lasciato gli zoccoli di legno e l’ombrello sotto il portico non è vero? Dimmi dove hai messo l’ombrello a destra o a sinistra degli zoccoli?”. Tenno non seppe rispondere e si confuse. Capì che non era stato capace di praticare la consapevolezza costante. Così divenne allievo di Nan-In e studiò per altri dieci anni per raggiungere la consapevolezza costante.
Nan-In ci fa riflettere sull’importanza della consapevolezza, poiché gran parte del benessere presente nella nostra vita dipende dall’essere consapevoli. Erroneamente pensiamo che la consapevolezza sia fonte di dolore e di insoddisfazione. Essere consapevoli non significa essere informati, sapere, conoscere, come la nostra cultura tende a farci credere. Si può essere colti senza essere saggi, mentre non si può essere consapevoli se non si è saggi. Come si impara ad essere saggi? Nan-In ci dice che prima di tutto dobbiamo imparare a prestare attenzione a ciò che facciamo, non solo alle cose che riteniamo importanti, ma a tutti quei gesti quotidiani che passano inosservati e che eppure costituiscono gran parte della nostra vita. Camminiamo, mangiamo, beviamo, comunichiamo, il più delle volte senza prestare attenzione. Il maestro Zen ci raccomanda di non farci abbagliare da ciò che è straordinario, ma di vivere con stupore, rispetto e attenzione ogni attimo della nostra vita.