Una parabola
(Una storia Zen che ci dice che la vita è perfetta così come è )
In un sutra Buddha raccontò una parabola. Un uomo che camminava per un campo si imbatte’ in una tigre. Si mise a correre tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando l’uomo guardo giù, dove in fondo all’abisso un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sè una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spicco’ la fragola. Com’era dolce!
(“101 storie Zen” Adelphi editore)
È naturalmente molto difficile convincere una persona che sta vivendo un periodo di vita difficilissimo della validità di questo assunto. Eppure come anche ci ha insegnato Viktor Frankl (“Lettere di un sopravvissuto. Cosa mi ha salvato dal lager” Rubbettino editore) solo vivendo pienamente il momento che la vita ci riserva, a volte veramente nostro malgrado, possiamo cogliere l’importanza e il significato delle nostre azioni e della nostra presenza. Quando le possibilità di cambiamento, volto al raggiungimento di uno specifico risultato, sono molto ridotte, l’accettazione della realtà può rivelarsi l’unica ed efficace possibilità di realizzare un cambiamento. Questo processo però necessita di uno spostamento dell’obiettivo in modo flessibile ed adatto alle circostanze.
Il dolore fa parte del vivere
Rifiutare la realtà non serve a cambiarla
Rifiutare la realtà trasforma il dolore in sofferenza
L’accettazione può condurre alla tristezza, ma solitamente ne segue una profonda calma.