Archivi categoria: Adolescenza

Collera. (Disregolazione emotiva – impulsivita’)

Collera. (Disregolazione emotiva – impulsivita’)

Uno studente di Zen andò da Bankei e gli espose il suo problema. ” Maestro io ho certe collere irrefrenabili. Come posso guarirne?”. “Hai qualcosa di molto strano davvero” disse Bankei, fammi vedere di che si tratta”. “Beh così su due piedi non posso fartelo vedere” rispose l’altro. “Quando potrai farmelo vedere?” domandò Bankei. “Salta fuori quando meno me lo aspetto” rispose lo studente. “Allora” concluse Bankei “non deve essere la tua vera natura. Se lo fosse, potresti mostrarmelo in qualunque momento. Quando sei nato non l’avevi e non te l’hanno dato i tuoi genitori. Pensaci un po’ sopra”.
(“101 storie Zen” Adelphi editore)
Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase e quante volte l’abbiamo detta noi? Suona così ” Io sono fatto così, non posso farci niente”. Ora, se è vero che il carattere è una componente essenziale nella personalità di ciascun individuo, è anche vero che non esiste un comportamento senza una causa. Il temperamento non è qualcosa da cui si possa “guarire”. Ciò che può essere “curato” è il comportamento, il modo di reagire agli eventi. Il comportamento non salta fuori quando meno lo si aspetta, ma è sempre determinato da ciò che lo precede e dai fattori di vulnerabilità personali. Il maestro contrasta il concetto di “naturalità “, nel caso in cui sia possibile una scelta. Un cieco non può scegliere di vedere, ma può scegliere di non essere arrabbiato per questo.

La gita di mezzanotte. ( L’importanza di essere validanti)

La gita di mezzanotte. ( L’importanza di essere validanti)

Molti allievi studiavano meditazione sotto la guida del maestro di Zen Sengai. Uno di questi tutte le notti si alzava scavalcava il muro del tempio e andava a divertirsi in città. Una notte nel fare un giro di ispezione nei dormitori Sengai scoprì l’assenza dell’allievo e trovò anche l’alto sgabello che egli aveva usato per scalare il muro. Quando il nottambulo tornò, non sapendo che Sengai era lo sgabello, mise il piede sul capo del maestro e saltò nel giardino. Non appena scoprì ciò che aveva fatto rimase sgomento. Sengai disse:  “La mattina presto fa molto freddo, bada di non prenderti un raffreddore”. L’allievo non uscì più di notte.

(“101 storie Zen” Adelphi editore)

Sengai ci mostra come è possibile insegnare senza ricorrere alla punizione. Cosa fa Sengai? Egli riesce a vedere il mondo dal punto di vista del ragazzo e non si intestardisce a vederlo esclusivamente con i suoi occhi di maestro e di adulto. In ogni situazione ci sono almeno due “verita”. C’è  la “verità” del ragazzo, che vuole uscire, incontrare gli amici, divertirsi e c’è la “verità” del maestro che si preoccupa, che teme che il ragazzo possa mettersi nei guai e che deve vigilare su di lui. Solo muovendosi dialetticamente su queste due “verità ” Sengai trova una efficace “Via di mezzo”.

 

Giuliana Casti

Collera. (Disregolazione emotiva – impulsivita’)

Collera. (Disregolazione emotiva – impulsivita’)

Uno studente di Zen andò da Bankei e gli espose il suo problema. ” Maestro io ho certe collere irrefrenabili. Come posso guarirne?”.  “Hai qualcosa di molto strano davvero” disse Bankei, fammi vedere di che si tratta”. “Beh così su due piedi non posso fartelo vedere” rispose l’altro. “Quando potrai farmelo vedere?” domandò Bankei. “Salta fuori quando meno me lo aspetto” rispose lo studente. “Allora” concluse Bankei “non deve essere la tua vera natura. Se lo fosse, potresti mostrarmelo in qualunque momento. Quando sei nato non l’avevi e non te l’hanno dato i tuoi genitori. Pensaci un po’ sopra”.

(“101 storie Zen” Adelphi editore)

Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase e quante volte l’abbiamo detta noi?  Suona così ” Io sono fatto così, non posso farci niente”. Ora, se è vero che il carattere è una componente essenziale nella personalità di ciascun individuo, è anche vero che non esiste un comportamento senza una causa. Il temperamento non è qualcosa da cui si può guarire.  Ciò che può essere “curato” è il comportamento, il modo di reagire agli eventi. Il comportamento non salta fuori quando meno lo si aspetta, ma è  sempre determinato da ciò  che lo  precede e dai fattori di vulnerabilità personali. Il maestro contrasta il concetto di “naturalità “, nel caso in cui sia possibile una scelta. Un cieco non può scegliere di vedere, ma può scegliere di non essere arrabbiato per questo.

 

Psicologo Cagliari

Raul 14 anni (Caso clinico)

FORMULAZIONE DEL CASO CLINICO ( nomi e fatti non corrispondono a terapie reali)
Raul, 14 ANNI, UN CASO DI GRAVE DISREGOLAZIONE EMOTIVA
MODELLO TEORICO UTILIZZATO DBT (Terapia Dialettico Comportamentale )
FORMULAZIONE DEL CASO CLINICO
Raul, 15 anni, un fratello di 11 anni (Alfonso), entrambi colombiani, adottati 4 anni fa, madre avvocato, padre impiegato di banca. Ultima classe frequentata la seconda media. Ha ripetuto la prima media e in seconda è stato bocciato.
BREVE STORIA PERSONALE
Raul e il fratello sono stati in istituto in Colombia per sei anni, precedentemente erano stati affidati alla nonna materna. La madre tossicodipendente e prostituta non si è mai presa cura di loro. Il padre di entrambi è sconosciuto. Alla morte della nonna sono stati affidati all’istituto. Non si hanno notizie della madre. Al momento dell’adozione non si sapeva se fosse viva o morta. Raul e Alfonso hanno un fratello e una sorella, di 12 e 8 anni, che sono stati adottati da un’altra famiglia.
Dopo l’adozione, avvenuta nel mese di aprile, i ragazzi a settembre hanno iniziato a frequentare la scuola. Raul è stato iscritto in quinta elementre e Alfonso in prima. La scelta di iscriverli immediatamente a scuola è stata favorita dall’apprendimento pressoché immediato della lingua italiana. I genitori adottivi hanno dato da subito molta importanza all’andamento scolastico, per cui hanno investito soldi e tempo affinché non ci fossero problemi. Ma evidentemente le abilità dei ragazzi, sia a livello conoscitivo che emotivo, erano state sovrastimate per cui ben presto hanno cominciato ad arrancare. I genitori hanno continuato ad incoraggiare, ma sempre nella direzione dei risultati attesi. Ciò ha determinato tra Raul e i genitori un conflitto sempre più insanabile e distruttivo. I genitori hanno oscillato, imprevedibilmente, tra un atteggiamento amorevole e di sostegno e un atteggiamento di critica e delusione. Al momento della richiesta d’aiuto i rapporti tra Raul e i genitori, soprattutto il padre, hanno raggiunto un tasso di aggressività , sia verbale che fisica, molto elevato.
Problematiche presenti all’invio – Analisi comportamentale
a) Ideazione suicidaria
b) Comportamenti rischiosi dipendenti dall’umore
c) Crisi frequenti e ricorrenti
d) Problemi relazionali con i pari
e) Rifiuto della scuola, bocciatura
f) Grave conflittualità con i membri della famiglia
STADIO DEL TRATTAMENTO
Stadio 1
Problemi che minacciano la vita
Problemi che minacciano la qualità della vita
DILEMMI DIALETTICI PER I GENITORI
Troppa severità versus troppa permessivita’
Promuovere l’autonomia versus favorire la dipendenza
Esagerare i problemi tipici dell’adolescenza versus minimizzare i comportamenti problematici
DILEMMI DIALETTICI DEL RAGAZZO
Passività attiva versus competenza apparente
Crisi ricorrenti versus inibizione delle esperienze dolorose
OBIETTIVI:
Per il ragazzo
a) Ridurre la reattività alle emozioni
b) Incrementare la modulazione delle emozioni
c) Incrementare un attivo problem solving
Per i genitori
a ) Incrementare l’identificazione dei comportamenti normali al fine di ridurne la patologizzazione
b) Incrementare la disciplina autorevole
c) Incrementare l’individuazione
1 Episodio esemplificativo
A) Raul sta aspettando con un compagno di squadra che inizi l’allenamento di judo. Insieme spezzano i rami di un albero piantato nel cortile della palestra.
B) Quando arrivano altre persone il compagno si allontana e si defila.
C) Raul si sente tradito, lasciato solo a rispondere del danno fatto e pensa ” Anche questa volta daranno tutta la colpa a me”. “Nessuno ascolterà la mia versione” . “Nessuno mi crede”.
D) Ha un’immagine di lui contro tutti
F) Raul aggredisce il compagno ed essendo più grosso di lui ha la meglio. Questo accresce negli altri la visione di Raul come ragazzo violento e cosi viene espulso dalla palestra. A questo punto i genitori che si erano mostrati molto delusi e arrabbiati, lo difendono, gli fanno dei regali e criticano la severità del maestro di judo.
2 Episodio esemplificativo
A) Raul esce con un cugino più giovane di lui, vanno in un supermercato e rubano dei dolci
B) Un sorvegliante li nota, li ferma e chiama i genitori
C) Il cugino nega di aver partecipato all’ideazione del furto e dice che l’idea è stata interamente di Raul
D) Anche se fortunatamente l’episodio non ha conseguenze legali, Raul viene ritenuto il solo responsabile e rimproverato e punito aspramente.
E) Raul pensa “Nessuno sta mai dalla mia parte” ” Tutti ce l’hanno con me” “Sono sbagliato”
“Staranno meglio senza di me”
E) Raul si dispera e si allontana da casa.
F) I genitori quando lo ritrovano lo consolano, lo portano in pizzeria e criticano i genitori del cugino che hanno accettato passivamente la versione del figlio.
Cosa hanno in comune questi due episodi?
TEORIA BIO SOCIALE
Le transazioni tra la biologia (disregolazione emotiva ) e l’ambiente (ambiente invalidante) creano e mantengono i comportamenti problematici.
Alta sensibilità + vulnerabilità a regolare le emozioni + ambiente invalidante = disregolazione emotiva pervasiva
VALUTAZIONE DEL PROBLEMA
a) Fattori di vulnerabilità
b) Evento scatenante
c) Collegamenti e passaggi successivi
d) Comportamento problematico
e) Conseguenze
f) risposte alternative
DOMANDE DA PORSI
a) Il cliente possiede le abilità necessarie nel suo repertorio?
b) È in grado di regolare le emozioni?
c) È in grado di tollerare lo stress?
d) Sa rispondere con efficacia ai conflitti interpersonali?
e) Quali circostanze rinforzano il problema comportamentale?
f) Quali emozioni interferiscono?
g) Quali convinzioni e assunzioni circa i risultati interferiscono?
Gli episodi vanno esaminati utilizzando la CATENA COMPORTAMENTALE
1) Analisi dettagliata e pragmatica degli eventi e dei fattori contestuali presenti prima e dopo il comportamento bersaglio
2) Chiedersi “Cosa è necessario avvenga nella sequenza affinché i comportamenti problematici non si verifichino e si possano ottenere i risultati desiderati?”
COME INTERVIENE LA TERAPIA DIALETTICO COMPORTAMENTALE
Il modello DBT, adattato agli adolescenti da Rathus e Miller (Cortina editore 2017), propone un intervento denominato “Skills training” che coinvolge alcuni nuclei familiari in cui sono presenti adolescenti che stentano a controllare le proprie emozioni e i propri comportamenti, anche in maniera molto grave. Nello Skills training vengono insegnate agli adolescenti e ai loro genitori le abilità mancanti, attraverso 5 moduli che, oltre all’attività didattica vera e propria , presentano una serie di schede che consentono alle persone coinvolte di esercitarsi e di rafforzare gli apprendimenti, denominati “compiti a casa” e monitorati settimanalmente . Il primo modulo insegna la mindfulnesss, volta principalmente ad acquisire i principi dell’accettazione e dell’osservazione non giudicante. Gli altri quattro moduli sono : 1) Abilità di tolleranza della sofferenza , 2) Percorrere il sentiero di mezzo, 3) abilità di efficacia interpersonale, 4) Abilità di regolazione delle emozioni. Con Raul e con i suoi genitori, fortemente provati da una relazione lacerata da profonde incomprensioni che riguardano non solo la relazione tra Raul e i suoi genitori, ma che sta duramente mettendo in crisi anche il rapporto tra i due genitori, sono stati inizialmente utilizzati i moduli di abilità di mindfulness e quello percorrere il sentiero di mezzo. I genitori, pur essendo estremamente presenti ed amorevoli, mostravano gravi difficoltà a mettersi nei panni di un adolescente, per lo più gravemente disregolato sia nelle emozioni che nei comportamenti. È stato perciò necessario iniziare rafforzando le abilità dialettiche , che consentono di arrivare al cambiamento attraverso l’accettazione. Sin dall’inizio sia Raul che il padre hanno presentato anche una grave difficoltà a regolare le emozioni. E per questo ci siamo serviti del modulo “Abilità di regolazione emotiva”.

STRATEGIE TERAPEUTICHE DIALETTICO COMPORTAMENTALI (DBT)

STRATEGIE TERAPEUTICHE DIALETTICO COMPORTAMENTALI (DBT)

Strategie di problem solving

All’interno delle strategie di problem solving possiamo individuare tre livelli di analisi:

Primo livello

A questo livello l’intero programma della terapia dialettico comportamentale viene considerato l’applicazione di una strategia di problem solving, nella quale la vita del paziente rappresenta il problema mentre il trattamento ne costituisce la soluzione.

Secondo livello

Nel secondo livello vengono individuate le procedure che devono essere utilizzate di volta in volta. Queste sono: la strategia di problem solving vera e propria, la strategia di gestione delle contingenze, lo skill training, la modificazione cognitiva e le tecniche di esposizione.

Terzo livello

Nel terzo livello si prendono in considerazione gli eventi problematici che intervengono nella vita quotidiana del paziente. Questi elementi sono desunti dal racconto che il paziente fa degli avvenimenti intercorsi  soprattutto nell’ultima settimana e dalle problematiche che emergono nel setting terapeutico e riguarderanno i comportamenti, le emozioni, i pensieri e le risposte messi in atto dal paziente.               Il compito del terapeuta è quello di ottenere che il paziente si impegni ad individuare e poi sperimentare nuove possibilità di comportamento che lo aiutino a risolvere i problemi presenti attualmente nella sua vita.

Per poter accedere con successo alle procedure di problem solving è necessario che il paziente possegga: 1)  una buona flessibilità cognitiva. Sia cioè capace: a) di scegliere attivamente le strategie più adatte a realizzare i propri obiettivi, b) di adattarsi in maniera attiva all’ambiente in cui vive, c) di risolvere i problemi in modo efficace e creativo. 2) di possedere un tono dell’umore prevalentemente positivo. Questo perché la valutazione soggettiva dei rischi e delle probabilità di successo di una determinata azione è strettamente correlata all’umore presente nel momento in cui viene svolta. Molti studi indicano che la flessibilità cognitiva e il tono dell’umore sono strettamente correlati e che pertanto si condizionano reciprocamente.

Nel corso della terapia dialettico comportamentale il paziente apprende come i suoi comportamenti, anche quelli più disadattivi, sono in effetti delle modalità di problem solving, attraverso le quali lui tenta di dare una soluzione ai propri problemi. In tal modo il terapeuta valida le capacità creative che il paziente dimostra nel mettere in atto strategie di problem solving e contemporaneamente gli rimanda come le soluzioni da lui prese non si siano dimostrate utili e che pertanto occorre trovarne di più efficaci.

 

Strategie di problem solving

Le strategie di problem solving sono due :  1) strategie di analisi comportamentale, 2)  strategie fondate sull’insight.

Qui di seguito esamineremo le strategie di analisi comportamentale.

Nei processi di problem solving possiamo distinguere due stadi. Nel primo si cerca  di comprendere e accettare l’esistenza del problema; nel secondo si individuano delle soluzioni valide ed efficaci ai problemi che si presentano.

Nel corso del primo stadio occorre effettuare una attenta analisi comportamentale, prendendo in considerazione la catena degli eventi che hanno preceduto e quelli che hanno seguito il comportamento problematico preso in esame. Nel corso del secondo stadio del problem solving si individuano nuove soluzioni e si valuta come queste potranno essere utilizzate in futuro per affrontare problemi analoghi.

Con l’analisi comportamentale ci si propone: 1) di definire il problema  2) di analizzare le possibili cause   3) di identificare i fenomeni che interferiscono negativamente 4) di individuare gli strumenti utili per risolvere il problema.

Definizione del comportamento problematico

Il terapeuta  aiuta il paziente a  definire il comportamento problematico, descrivendolo in termini comportamentali, con riferimento alla frequenza, alla durata e all’intensità (natura del problema,  quando si è verificato, durata e frequenza, dove e con chi, antecedenti e conseguenze).  Insieme al paziente seleziona un episodio specifico nel quale il problema si è presentato, esaminando insieme a  lui gli antecedentI, i fatti che costituiscono il problema  e le conseguenze . Analizza le emozioni, le sensazioni corporee, i modelli comportamentali e gli schemi di pensiero.

A volte il problema è  di natura ambientale, come  per esempio una situazione  contrassegnata da gravi abusi. Se il paziente è un minore può essere molto difficile per lui riuscire ad allontanarsi dalla situazione nociva. Ma, anche quando la persona è adulta, la capacità di sottrarsi da una situazione di abuso, può essere ostacolata da modelli comportamentali o di pensiero disfunzionali.

Per facilitare  una buona  descrizione del problema il terapeuta utilizza  delle  strategie specifiche :          a) somministra domande a  risposta multipla,   b) fa interventi di validazione, c) “legge” le emozioni, d) evidenzia gli atteggiamenti di autocritica, senza tuttavia invalidare, e) rispecchia le emozioni e i pensieri espressi dal paziente.

Analisi della catena comportamentale

Nell’analisi della catena comportamentale si prende in considerazione la situazione problematica e fatti che la precedono e quelli che la seguono. Paziente e terapeuta si concentrano su un episodio specifico nel quale emerge il comportamento preso in esame. Per la scelta dell’episodio si considerano: la gravità, la pregnanza, il grado di chiarezza dei ricordi, la disponibilità a parlarne, la ricaduta su altri eventi.

Per prima cosa si verifica quando il problema ha iniziato a presentarsi e cosa ha alimentato la catena degli eventi. Le domande tipiche sono: “Come sono iniziate le cose?”, “Cosa stava succedendo quando sono iniziate le cose?” ” E poi cosa è successo? “. Il  terapeuta gioca il ruolo dello spettatore ingenuo, non interpreta, non fa supposizioni, quello che fa è  porre domande e ascoltare.  Per cui si parte da una situazione difficile, la si descrive in tutte le sue parti, si  esamina la soluzione adottata dal paziente e si verifica la sua efficacia nella risoluzione del problema.  Attraverso il processo di problem solving terapeuta e paziente individuano soluzioni più adatte e accessibili.

Una efficace analisi comportamentale richiede che emerga la natura obiettiva dei fatti: a) la loro rilevanza soggettiva e la risonanza emotiva con cui vengono vissuti ( emozioni, percezioni somatiche, azioni, immagini mentali,  pensieri, assunti, aspettative ), b)  gli effetti che i comportamenti del paziente producono sul suo ambiente e sulle sue relazioni.

Dopo che il terapeuta e il paziente hanno svolto per varie volte l’analisi della catena dei comportamenti, dovrebbero essere in grado di formulare delle ipotesi sulla natura del problema e di individuare ciò che si presenta con maggiore frequenza. Questo processo permette al paziente di migliorare le sue capacità riflessive (su di sé, sugli altri e sugli eventi), capacità, che a  loro volta, gli consentiranno di evitare quei comportamenti impulsivi che tanto hanno contribuito al suo disagio personale e relazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Adolescenti, percorrere il sentiero di mezzo.

INTERVENTO TERAPEUTICO PER ADOLESCENTI CON DISTURBI PSICHICI E COMPORTAMENTALI LEGATI ALLA DISREGOLAZIONE EMOTIVA

Terapia dialettico comportamentale (DBT)

Percorrere il sentiero di mezzo

Il modulo percorrere il sentiero di mezzo è stato sviluppato per gli adolescenti e le loro famiglie.

I problemi che questo modulo vuole affrontare sono la polarizzazione, il pensiero non dialettico e i pattern adolescenziali esperiti da famiglie con adolescenti disregolati emotivamente e con comportamenti difficili.

Questo modello discute anche su come la genitorialità autorevole sia la più indicata per un salutare adattamento dei bambini e dei ragazzi.

L’autorevolezza comprende una ferma disciplina con ruoli chiari, essere attenti e flessibili e usare uno stile democratico che consenta la discussione e la negoziazione entro limiti ragionevoli.

In questo modulo, dove sono presenti i ragazzi con i loro genitori, bisogna stare attenti a non dare troppo spazio ai genitori. Occorre chiedere continuamente ai ragazzi cosa pensano e quali idee hanno un impatto su di loro.

In questo modulo si insegna agli adolescenti e ai genitori a mettersi l’uno nei panni dell’altro, a cogliere qual è il nocciolo della verità nella posizione dell’altro.

Questo modulo è diviso in tre parti:

  • 1 Insegnamento dei principi della dialettica: bilanciamento tra accettazione e cambiamento attraverso il camminare nella via di mezzo
  • 2 Validazione : lavorare per l’accettazione
  • 3 cambiamento del comportamento : lavorare per il cambiamento

Innanzitutto occorre orientare i clienti alla dialettica. Consegnare la scheda dove sono indicati i presupposti per un pensiero dialettico. Si invitano i partecipanti a descrivere se stessi per vedere se si vedono in maniera rigida o flessibile.

Si insegna a pensare alla possibilità che molti punti di vista possono essere veri anche se rappresentano polarità opposte.

A questo proposito il leader può disegnare un burrone sulla lavagna con un genitore su un lato e il ragazzo sull’altro. Può portare un esempio di conflitto gestito in maniera rigida, proponendo un classico conflitto che ogni genitore e adolescente affronta quasi inevitabilmente e che riguarda l’orario di rientro la sera.

La prima fase è spesso governata dal pensiero emotivo e come si sa la mente emotiva se lasciata sola tende ad agire per estremi o bianco o nero o giusto o sbagliato o io o tu.

Ma noi sappiamo anche che la verità comune è che gli adolescenti vogliono tornare tardi per stare con gli amici per sentirsi grandi, autonomi e maturi.

Ma sappiamo anche che la verità comune per i genitori è che desiderano che i figli stiano bene, non usino droghe, non facciano sesso, non bevano ,non abbiano incidenti.

Una volta che queste verità sono espresse e poi validate è utile vedere come entrambe possano essere onorate trovando una via di mezzo. La via di mezzo è qualcosa di più di un compromesso, essa deriva dall’ascolto e dalla validazione della posizione dell’altro.

Dove valutazione non significa semplicemente essere d’accordo, ma capire le ragioni dell’altro.

Ma come si fa ad uscirne fuori?

ancora una volta una sintesi dialettica tra accettazione e cambiamento conduce al sentiero di mezzo.

Prendiamo come esempio il caso di una ragazzina che si innamora di un ragazzo più grande di lei. La madre è molto preoccupata, ha paura che possa restare incinta, la rimprovera e le impedisce di uscire. Il conflitto si acuisce la ragazza scappa, allora la madre si rassegna, ma la sua preoccupazione rimane. La madre allora decide di parlare con la figlia dei sistemi anticoncezionali.

La dialettica ci insegna numerosi e importanti punti di vista

  • 1 C’è sempre più di un modo per vedere una situazione non esiste una verità assoluta. La verità evolve nel tempo.
  • 2 Ogni persona è unica ma tutti siamo connessi: una posizione estrema da parte di uno può spingere l’altro verso l’estremo opposto.
  • 3 Il cambiamento è l’unica costante.
  • 4 Due cose opposte possono essere entrambe vere e per accettare ciò dobbiamo fare ricorso alla mente saggia.
  • 5 Occorre onorare gli aspetti della verità in un conflitto senza rinunciare ai propri valori o cercare semplicemente dei compromessi che possono essere dovuti ad un eccessivo cedimento di uno dei due.

Occorre quindi passare dal pensiero dicotomico O-O al pensiero entrambi – e.

Affinché ciascuno possa capire le posizioni dell’ altro bisogna imparare a descrivere ciò che si prova e ciò che si desidera. Imparare a vedere tutti gli aspetti di una situazione e vari punti di vista.

Nessuno possiede una verità assoluta bisogna diventare esperti di alternative.

Occorre quindi aprirsi e non aspettarsi che l’altro sappia quello che succede dentro di noi.

Spesso non siamo dialettici neanche con noi stessi. Questo può succedere a causa di forti emozioni come quando lasciamo perdere le piccole cose e poi alla fine esplodiamo per un troppo pieno.

I dilemmi dialettici che i genitori si trovano spesso ad affrontare sono:

  • 1 Essere troppo clementi versus essere troppo severi
  • 2 comportamenti problematici versus comportamenti tipici degli adolescenti
  • 3 forzare l’indipendenza versus favorire l’autonomia

Per il primo dilemma occorre avere le idee chiare e applicarle e allo stesso tempo essere disposti a negoziare su alcuni temi e non esagerare sull’uso delle conseguenze “se non studi sarai un fallito nella vita”.

Per il secondo dilemma occorre riconoscere quando un comportamento oltrepassa il limite e c’è bisogno di aiuto e allo stesso tempo riconoscere che certi comportamenti sono tipici dell’adolescenza.

Per il terzo dilemma dare indicazioni sostegno e istruzioni all’adolescente per aiutarlo a capire come comportarsi e allo stesso tempo gradatamente dare maggiore libertà e autonomia pur continuando a sostenere una quantità adeguata di dipendenza dell’adolescente dagli altri.

Le regole non sono delle griglie ma delle cornici.

Occorre descrivere quali comportamenti sono tipici dell’adolescenza da quelli che sono causa di preoccupazione.

Imparare a validare è un esercizio fondamentale per la gestione dei conflitti. Validare significa comunicare all’altra persona che i suoi sentimenti i suoi pensieri e le sue azioni hanno senso e sono comprensibili in una determinata situazione. Come già detto valutare non significa essere d’accordo.

Validare significa che stiamo ascoltando, che abbiamo capito, che siamo non giudicanti, che ci preoccupiamo per la relazione, che possiamo dissentire senza sottrarre l’amore.

Per esempio si possono non validare i comportamenti e nello stesso tempo validare i sentimenti come “capisco che sei arrabbiato ma distruggere la porta a calci non va bene”

A volte si può essere non dialettici e non validanti anche rispetto a se stessi. Occorre quindi applicare questi principi anche con se stessi.

Il rinforzo positivo costituisce un ottimo strumento di validazione. Occorre rinforzare ogni comportamento positivo quando è un indice di un cambiamento seppur minimo.Non è mai troppo poco.

Mostrare interesse per anche il più piccolo cambiamento positivo è un ottimo esercizio per il rafforzamento dell’autostima.

Non si potrà mai sottolineare abbastanza come il cambiamento dipenda dall’esercizio , dall’esercizio e ancora dall’esercizio.

Possono essere usate anche le punizioni ma sempre con parsimonia e come ultima risorsa ed è importante che siano sempre commisurate a ciò che è accaduto.